sabato 17 settembre 2011

QUESTO MONDO

Questo mondo
Che esiste
Dalla notte dei tempi,
Tramandatoci
Di generazione in generazione,
Si è ammalato
Di tante malattie
Che potrebbero
Farlo morire
Se non riusciremo
Al più presto
A trovare
La medicina adatta.

Il rumore
Assordante
Che nasconde
Il suono dei passi
E riveste di comodità
La vita dei nostri movimenti
Ci consente di risparmiare
Oggi
Il tempo che neghiamo
Un domani ai nostri discendenti.

Le tante industrie
Che producono
Badando al profitto
Spesso non si curano
Degli interessi di chi
Vi vive intorno
E lentamente li avvelena.
    
Metropoli
Sempre più grandi
Raccolgono moltitudini
Di persone che non si conoscono
E quando si incontrano
Per strada
Nemmeno si salutano.

I bisogni fittizi
Che questa civiltà delle macchine
Inculca nelle menti
Attraverso la pubblicità
Manipolano i valori
Delle persone
E ne automatizzano le scelte
Rubandone l’umanità.

Tutto il mondo
Viene considerato
Come un immenso magazzino
Da cui attingere a profusione
Senza preoccuparsi
Degli sprechi e delle vite
Che si cancellano.


La società dell’immagine
Ha dimenticato per strada
La fantasia.
La sua disperata concretezza
Edonistica ha ucciso
La delicatezza e la dolcezza
Dell’immaginazione.
Si consuma rapidamente
Come i fotogrammi che scorrono
Davanti agli occhi
Delle folle osannanti
In rapida successione.


Gli squarci profondi
Che ci hanno diviso
E che continuano a tenere
Lontani i nostri popoli,
Ci impediscono
Di unire le nostre forze
E tentare di accordarci
Sulle rinunce di ognuno
Per il futuro dell’umanità.

La legge del profitto estremo
Regola la vita di miliardi di persone;
Da una parte, una piccola parte
Si sentono e si vivono i benefici
Di questo sistema,
Dall’altra parte, da una gran parte,
Si vorrebbero raggiungere questi benefici
E ci si prepara a farlo.
In mezzo miliardi di persone
Stentano a sopravvivere e spesso,
Stremati dagli stenti, muoiono
Senza che sappiano nemmeno
Il motivo di tanta sofferenza.

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